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Emilia-Romagna

Trent'anni sulle punte. A Reggio Emilia il compleanno di Let's Dance

La storica associazione di danza celebra questo traguardo con la consegna del tricolore al presidente Uisp Filippo Fossati

di Mario Reginna


REGGIO EMILIA - Il primo ottobre 1981 nasceva a Reggio Emilia il centro permanente di danza "Let's Dance", un progetto culturale aperto e votato alla contaminazione tra le discipline artistiche e alla diffusione della danza al di fuori dei ristretti circoli in cui essa era all'epoca rinchiusa. Dopo trent'anni gli operatori di questa storica società Uisp sono ancora lì a insegnare danza e a divertirsi. E per celebrare questo traguardo si riuniranno a Reggio Emilia il primo ottobre, alle 11,30 presso la sala del Tricolore in piazza Prampolini, per una cerimonia in cui sarà consegnato dal sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio il Tricolore a Filippo Fossati, presidente nazionale Uisp, e una copia della Costituzione italiana a Luca Pancalli, presidente nazionale CIP. Presenzierà all'evento anche Ilenia Malavasi, assessore a Scuola, Università e Ricerca della provincia di Reggio Emilia.

Claudio Lotti, socio fondatore e oggi presidente di Let's Dance, raccontaci com'è nato questo progetto e quali erano i vostri scopi iniziali.
"Trent'anni fa quello della danza era un mondo molto chiuso. Noi avevamo però in testa un'idea fissa: la danza per tutti. Ci siamo incaponiti in questo percorso soprattutto per avvicinare alla danza il maggior numero di persone, togliendo un po' di quell'aria eccessivamente accademica e abbassando i costi".

Che resistenze avete dovuto affrontare?
"A quel tempo gli ambienti ufficiali della danza ci vedevano semplicemente come un'associazione che organizzava piccoli corsi. Noi invece abbiamo fondato percorsi didattici per tutti, che portassero a livelli anche più alti e ad una pratica continuativa. È stata dura sgretolare quel modo di pensare, ma ci siamo riusciti dando qualità e facendo percepire la nostra serietà. Tant'è vero che siamo partiti da 50 tesserati e oggi ne abbiamo 1400, con 60 operatori e 8 persone che lavorano dando supporto amministrativo".

C'è il rischio che questa crescita vi porti ad abbandonare la vocazione della "danza per tutti"?
"Assolutamente no. Noi manteniamo saldi i nostri principi. Il nostro campo di intervento infatti è diviso in tre grossi settori: la danza artistica, il ballo come sport e l'aspetto sociale. In ognuno di questi manteniamo canoni che permettono ad ogni persona di trovare la propria identità e assecondare le proprie aspirazioni. In sostanza, abbiamo unito un modo nuovo e uno vecchissimo, ma assolutamente attuale, di approcciare la danza. E nella nostra proposta annoveriamo qualsiasi forma di danza: dai balli latini e caraibici al rock and roll e al boogie woogie, dalla danza classica a tutto il repertorio contemporaneo, insieme alle danze etniche, al tango e alla capoeria. In più, offriamo anche una piccola parte legata al fitness, alla danza fitness e al pilates".

Avete attività legate anche alle diverse abilità?
"Portiamo avanti un progetto già da quindici anni, nel campo della diversa abilità sia fisica che psichica, che ci ha donato enorme soddisfazione e grandi risultati. Attraverso un percorso didattico con psicologi, operatori specializzati e nostri insegnanti usiamo tecniche di danza per costruire spettacoli. È un'esperienza tramite cui i ragazzi hanno imparato a lavorare insieme, dando sfogo alla loro grande espressività con risultati spesso inaspettati anche per noi operatori".

E adesso, quali sono gli sviluppi futuri che prevedete?
"Questi primi trent'anni sono solo una prima tappa. Vogliamo continuare, allargare il nostro direttivo, sviluppare l'attività oltre la provincia, mettere in piedi più compagnie, fare un lavoro anche più professionale mantenendo l'aspetto sociale. In definitiva, vorremmo dare un respiro nazionale al Let's Dance, contribuendo a rilanciare un settore che oggi in Italia vive grossi problemi. Perché non si può dimenticare che in ogni paesino c'è una scuola di danza, che rimane a livello formativo un grosso esempio di socialità e aggregazione".

Scarica il programma della premiazione del primo ottobre (.pdf)

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